L’animale che parla e la (im)possibilità d’immanenza

Pasquale Amato

 

 

Si leva un canto, ora si avvicina ora si allontana. La stessa cosa accade sul piano di immanenza: molteplicità lo popolano, singolarità entrano in connessione, processi o divenire si sviluppano, intensità salgono o discendono.
[Gilles Deleuze, Pourparler, Quodlibet, Macerata 2014, p. 195]

 

 

1. Con Deleuze

1.0. Gli Storytelling su Deleuze

Leggere Deleuze è faticoso. Fatica protratta e, a volte, poco ricompensata. In sottofondo, le articolate connessioni tra teorie filosofiche classiche, rivisitate ed emendate a comporre tesi originali, con una scrittura “compressa”, difficile, mai accomodante, provocatoria, colta e strafottente. In più, intuibili tra le righe, nozioni matematiche, leggi della fisica e altri complementi, che dimostrano un’attenzione aperta e interessi allargati, e pretendono una competenza del lettore a ben vedere non ovvia. L’impulso a desistere mi accompagna anche ora.

Il testo di Deleuze si presenta come un labirinto di premesse inespresse, parole inattese, movimenti poco assecondabili, i quali potrebbero indurre all’abbandono del tentativo di dare un’intelligibilità al testo deleuziano usando come alibi la sua mancanza di chiarezza, la complessità gratuita e l’oscurità delle fonti direttamente o indirettamente citate.[1] Continua a leggere

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Alcune riflessioni post-moderne circa le quattro aporie Hegeliane che si risolvono in un Nulla di fatto o di fatto nel Nulla

Massimiliano Polselli

Iniziando senza preamboli riguardo la prima questione del Divenire senza la Negazione, orbene sia l’Intelletto che il Divenire in quanto mediazione (pensiero speculativo che il solo Divenire non può garantire), non possono non prescindere dal movimento dialettico Essere-Nulla-Divenire, cioè dalla Negazione: la quale essa sola fonda il Divenire dialettico o storico o materialismo dialettico e quindi l’esserci. Si ricordano qui le contraddizioni del ragionamento Storicistico-Fenomenologico-Attualista sulle tre categorie astratte Essere-Nulla-Divenire. Infatti Burbidge et al., rischiano di reduplicare all’infinito il Cominciamento hegeliano nel senso che si ha Divenire-Essere-Nulla ed un Intelletto che pone in sé un’ attività separante e dialettica (rapsodica) a prescindere dal Divenire-Essere-Nulla originari. Facendo altresì derivare dal primo Divenire un secondo Divenire, dall’Essere un secondo essere, dal Nulla un seconda forza negativa, ponendo le basi per una seconda pseudo o cripto dialettica.

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Spunti e appunti su un progetto di sistema

Luca Giannini

PRIMA SEZIONE

Evoluzione della negazione che è essere in Hegel – chiarimenti del passaggio aporetico: essere-nulla-divenire. Ossia metacritica alla critica della negazione come astratta della negazione assoluta nella logica dell’essere a partire dal “Commentario della logica dell’essere” di André Leonard

Nella presente Prima Sezione del progetto di ricerca si tenta di esporre come ipotesi di studio, rispetto alle ultime interpretazioni sul tema della Negazione nella Logica Hegeliana a partire dal “Cominciamento”, come: non sia il Pensiero che si avvale del senso della negazione e contraddizione basato su di una illegittima e regressiva ontologizzazione reificazione del linguaggio che produce una negazione assoluta, ma al contrario che si tratti di una ri-messa in gioco attiva e performante dell’autocoscienza assoluta (in quanto Sostanza come da esito Fenomenologico) che si scopre dover di nuovo uscire fuori da se nella considerazione di superare il momento ancora mai veramente tolto ma solo rimosso dell’altro come universalità e totalità e dell’altro come oggettività o Essere. Continua a leggere

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La Logica dei Tempi – Antropologia e Matematica: la questione insuperabile dell’Uomo

Giorgio Fabretti

Premessa

Il tema di questo breve saggio è una riflessione per il decennale della pubblicazione della “Teoria del Tutto come algoritmo di un Reale Logico operativo a base tempo astratto, che superi la dicotomia soggettivo/oggettivo in una sintesi “relazionale” (a partire dal Neodarwinismo, Einstein, J.A. Wheeler e Wigner).
L’argomentazione filosofica che segue è costruita sulla base del codice Dna “selezione naturale logica” oltre i limiti dell’empirismo e del fisicalismo, per una visione unitaria del Reale oltre le Teorie del Big Bang e delle Stringhe, dallo Spaziotempo oggettivo al Tempospazio matematico. Continua a leggere

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Aristotele, “De Anima”, II 5 – Due interpretazioni: Sorabji e Burnyeat

Pasquale Amato

Premessa

Il capitolo II 5 del De Anima è stato oggetto di un ampio dibattito ermeneutico culminato, negli anni 90, in numerose diverse proposte di lettura. Prenderemo in considerazione, qui, le argomentazioni di Richard Sorabji e Myles F. Burnyeat, due dei pensatori che più significativamente hanno dato impulso alla discussione.

È importante premettere che le diverse teorie prendono sostanzialmente spunto dal brano che, all’inizio del II 5, definisce la percezione come “una certa alterazione”, e in particolare dal duplice significato attribuibile, in greco ma anche nella traduzione italiana, al termine tis. Continua a leggere

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Considerazioni di storiografia filosofica sulla Philosophische Praxis

Paolo Calandruccio  

 
 

 

Il panorama contemporaneo sulla Philosophische Praxis, approssimativamente tradotto in italiano con consulenza filosofica, vanta numerose declinazioni definitorie che, comunque sia, orbitano intorno al fulcro del filosofare in quanto attuazione del sapere filosofico, in questioni che riguardano intimamente singoli individui o «gruppi» di persone. La proliferazione di corsi universitari e post-universitari (accademici e non) su questa branca della filosofia ha portato, ad oggi, ad un riconoscimento oggettivo e accademico – a livello globale, dove più dove meno – della Philosophische Praxis. Continua a leggere

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La sovranità delle voci – Il testo come trama dialogica del senso in Bachtin

Giuseppe D’Acunto

«Tutte le parole […]
sono parola altrui»*

  1. Il testo come enunciazione

Per una prima approssimazione alla nozione di testo, di cui dispone Bachtin, partiamo dal prendere in esame il suo saggio: Il problema del testo nella linguistica, nella filologia e nelle altre scienze umane1. E ciò, innanzi tutto, perché tale saggio sviluppa un’«analisi filosofica» che non attiene a nessuna disciplina specifica, ma che si muove «in sfere di confine, alla frontiera cioè di tutte le discipline suddette [linguistica, filologia, teoria della letteratura], nei loro punti d’incontro e d’intersezione»2.

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A. Foladori: Recensione

Recensione: AA.VV., Sovrapposizioni. Memoria, trasparenze, accostamenti, a cura di E. Grazioli e R. Panattoni, Moretti & Vitali, Bergamo 2016.

 

Alessandro Foladori

 

Sovrapposizioni. Memoria, trasparenze, accostamenti è il secondo volume della collana Imm’ – cultura dell’immagine, progetto editoriale diretto da Elio Grazioli, Riccardo Panattoni e Marco Belpoliti.

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Mente e corpo tra progetto e traumdeutung nell’opera di Sigmund Freud

Irene Milazzo

 

 

PROGETTO PER UNA PSICOLOGIA

  1. Premessa

Un uomo come me non può vivere senza una smania, senza un tiranno, come dice Schiller; e questo è il mio tiranno. Nel servirlo non conosco limiti. È la psicologia; essa è sempre stata la mia meta lontana, la più seducente da quando mi sono imbattuto nelle nevrosi.[1]

Questo pensiero viene espresso da Sigmund Freud nella lettera inviata all’amico Wilhelm Fliess il 25 maggio 1895. Continua a leggere

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Dalla triade psico-antropologica del giovane Hegel (rimozione-spostamento-proiezione) alla triade logico-speculativo-ontologica del cominciamento: essere-nulla-divenire. Campi tensionali e negazione della negazione

Massimiliano Polselli

Il passaggio dalla negazione, alla contradictio in subjecto, avviene su di un piano individualisticamente e naturalisticamente pensato. Poiché il soggetto che presume di essere plenipotenziario della propria forza, che crede e presume di essere sufficientemente auto-coincidente con sé, auto-fondativo, esaltando l’elemento della propria finitezza intesa come conclusione e conclusività di sé, in una sorta di concetto chiuso in sé e per sé, e quindi autosufficiente, mette in scena in verità la devastazione della propria consistenza di Sé. Poiché il soggetto che si reputa finito e chiuso in sé stesso , investendo tutto sulla propria “conclusività” per generare e riprodurre la propria incondizionatezza o soggettività assoluta, non scorge che in realtà la propria natura, in quanto essere finito, è quella di essere infinito. Poiché dialetticamente, in modo implacabile, dentro la trama stessa dell’esistenza, ab intra, ciò che è finito non può non richiamare l’infinito, e ciò che è finito non può non orientarsi verso una dimensione altra, cioè di infinitudine. Per cui ciò che è finito non basta a se stesso: poiché è limitato, non autonomo, caduco, transeunte , e quindi per la propria sussistenza deve riferirsi ad Altro. … Continua a leggere…

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