L’arte di scrivere – Buffon e l’esercizio scientifico dello stile

Elisabetta Orsini

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1. IL DISCOURS SUR LE STYLE

Nel suo breve ma affascinante Discours sur le style, pronunciato in occasione della ricezione all’Accademia francese nel 1753 (ma pubblicato nel tomo IV dei “Garamond-Italic “Suppléme aramond;” nel 1777), Buffon si sofferma a definire le caratteristiche dello stile, distinguendolo dalla capacità di ben parlare. Lo scienziato naturalista che tanto amava la scrittura elegante riconduce lo stile ad un’arte di gestire i concetti. Ecco il passo di Buffon: La véritable éloquence suppose l’exercice du génie et la culture de l’esprit. Elle est bien différente de cette facilité naturelle de parler, qui n’est qu’un talent, une qualité accordée à tous ceux dont les passions sont fortes, les organes souples et l’imagination prompte. Ces hommes sentent vivement, s’affectent de même, le marquent fortement au dehors; et, par une impression purement mécanique, ils transmettent aux autres leur enthousiasme et leurs affections.

C’est le corps qui parle au corps; tous les mouvements, tous les signes, concourent et servent également. Que faut-il pour émouvoir la multitude et l’entraîner? Que faut-il pour ébranler la plupart même des autres hommes et les persuader? Un ton véhément et pathétique, des gestes expressifs et fréquents, des paroles rapides et sonnantes. Mais pour le petit nombre de ceux dont la tête est ferme, le goût délicat et le sens exquis, et qui, comme vous, Messieurs, comptent pour peu le ton, les gestes et le vain son des mots, il faut des choses, des pensées, des raisons; il faut savoir les présenter, les nuancer, les ordonner: il ne suffit pas de frapper l’oreille et d’occuper les yeux; il faut agir sur l’âme et toucher le coeur en parlant à l’esprit.1 Che lo stile sia questione eminentemente conoscitiva e non problema di perizia formale è quanto Buffon sostiene lungo il suo scritto e ciò che segna l’originalità del saggio sullo stile, molto amato da grandi scrittori come Flaubert e Baudelaire. Se così scrive: «Le style n’est que l’ordre et le mouvement qu’on met dans ses pensées», questa vale come la definizione dello stile, formulata e spiegata nelle poche pagine del Discours. Pensieri, non parole, vengono ordinati in un sistema: un ordine che è poi – come la catena deduttiva delle idee di cartesiana memoria – una concatenazione più o meno serrata, nervosa e incisiva. Tuttavia proprio perché non di parole ma di idee è composta la linea articolata dello stile, è alle idee e alla sostanza del pensiero che è necessario in prima istanza rivolgersi per lavorare. Lo stile si fonda su una sorta di gerarchia delle idee o meglio ancora sullo schema delle loro relazioni e connessioni reciproche. Se non si parte da questo fondo denso e complesso come tutto ciò che implica riflessione e meditazione, sarà difficile passare al piano della realizzazione espressiva. Procedere cioè sul piano del discorso. E non si impiegherà mai troppo tempo a riflettere, poiché sarà proprio dopo avere a lungo consolidato e ampliato la visione delle cose che la mente potrà procedere con facilità e rapidità a esprimerle. La conoscenza dell’oggetto sul quale si vuole discorrere dovrà avvenire circoscrivendo e selezionando il materiale fino a ricavarne una sorta di disegno in cui le idee principali vengano separate da quelle secondarie o addirittura inutili. È sullo schema mentale che l’intelligenza andrà a intervenire per comprendere:Le style n’est que l’ordre et le mouvement qu’on met dans ses pensées. Si on les enchaîne étroitement, si on lesserre, le style devient ferme, nerveux et concis; si on les laisse se succéder lentement et ne se joindre qu’à la faveur des mots, quelque élégants qu’ils soient, le style sera diffus, lâche et traînant. Mais, avant de chercher l’ordre dans lequel on présentera ses pensées, il faut s’en être fait un autre plus général et plus fixe, où ne doivent entrer que les premières vues et les principales idées: c’est en marquant leur place sur ce premier plan qu’un sujet sera circonscrit, et que l’on en connaîtra l’étendue; c’est en se rappelant sans cesse ces premiers linéaments qu’on déterminera les justes intervalles qui séparent les idées principales, et qu’il naîtra des idées accessoires et moyennes qui serviront à les remplir.2 Le idee hanno un ordine, un concatenamento più o meno stretto, e in relazione a questo loro modo di legarsi, una velocità di movimento. Come non ricordarsi della definizione cartesiana della deduzione come “moto continuo e mai interrotto del pensiero intuente chiaramente le singole cose”3? Emile Krantz, nel suo Essai sur l’esthétique de Descartes,4 del 1882, aveva già individuato nelle teorie di Buffon relative allo stile, alcuni elementi della filosofia cartesiana. La stessa definizione dello stile (“Le style n’est que…”) ha un aspetto di semplicità cartesiana: infatti essa è nel suo genere un minimum. Un fenomeno complesso viene ridotto dall’analisi alla sua più semplice espressione, e questo istituisce – dice Krantz – un interessante parallelismo: «Il ne faut à Descartes que deux éléments pour construire le monde; il ne faut non plus à Buffon que deux facteurs, le mouvement et l’ordre, pour déterminer le style».5 Sono le idee che generano lo stile ed è sul piano conoscitivo che si edifica ogni arte del discorso che non sia puramente retorica. Il pensiero rende possibile lo stile, senza di esso ogni eloquio mancherà di unitarietà e solidità, il discorso sarà piuttosto simile ad un feu de l’imagination che a un sistema rigorosamente concatenato. Di fatti, la compattezza del discorso è un’altra imprescindibile garanzia dello stile perché soltanto una visione d’insieme produce la consapevolezza delle relazioni tra le idee che si esprime nell’ordine del discorso. Un discorso privo di stile è fatto di pezzi slegati, messi insieme forzatamente, disarmonici, mentre l’opera dovrebbe essere invece fusa d’en seul jet: Les interruptions, les repos, les sections, ne devraient être d’usage que quand on traite des sujets différents […] le dessein de l’auteur demeure obscur; il ne peut faire impression sur l’esprit du lecteur, il ne peut même se faire sentir que par la continuité du fil, par la dépendance harmonique des idées, par un développement successif, une gradation soutenue, un mouvement uniforme que toute interruption détruit ou fait languir. Pourquoi les ouvrages de la nature sont-ils si parfaits? C’est que chaque ouvrage est un tout.6. Dunque l’ordine impone la compattezza dell’oggetto, o meglio dell’insieme correlato delle idee: «Cependant, tout sujet est un; et, quelque vaste qu’il soit, il peut être renfermé dans un seul discours»; le suddivisioni fanno franare la strutturazione armoniosa del discorso e generano oscurità. Scrive Buffon: Pour peu que le sujet soit vaste ou compliqué, il est bien rare qu’on puisse l’embrasser d’un coup d’oeil, ou le pénétrer en entier d’un seul et premier effort de génie; et il est rare encore qu’après bien des réflexions on en saisisse tous les rapports. On ne peut donc trop s’en occuper; c’est même le seul moyen d’affermir, d’étendre et d’élever ses pensées: plus on leur donnera de substance et de force par la méditation, plus il sera facile ensuite de les réaliser par l’expression. Ce plan n’est pas encore le style, mais il en est la base.7 La facoltà più importante – e quella connessa allo stile – non è l’ispirazione ma la meditazione. Esiste un processo di maturazione della mente connesso alla lunga pratica del pensiero, che si manifesta in un irrefrenabile impulso a esprimersi. Esprimersi finalmente con facilità, con piacere, come se una valvola si disserrasse e le idee potessero susseguirsi scorrevolmente, in un trasvolo del pensiero e della penna. La fatica di pensare si convertirà dunque nella facilità di scrivere, secondo una specie di legge di compensazione: les idées se succéderont aisément, et le style sera naturel et facile (…) deviendra intéressant et lumineux. La genialità è legata ad una lunga pazienza intellettuale e a un esercizio lungimirante della mente: non è un lampo o un fuoco ma avviene per un accumulo di materiali che naturaliter fioriscono in un ordine e in una bellezza del discorso. Poiché discenderà da tale processo meticoloso di elaborazione, la facilità sarà piuttosto un’apparenza o piuttosto una caratteristica dello stile – non pomposo ma semplice e armonioso secondo i canoni della bellezza classica. Lampi e fuochi sono invece espressioni di una retorica che ricerca la persuasione e lo stordimento dell’ascoltatore. Se l’Essai d’arithmetique morale contiene riferimenti a problematiche morali legate al gioco d’azzardo e al calcolo delle probabilità, anche il Discours sur le style, non è estraneo alla problematica morale, anzi ripetutamente vi si prendono le distanze dalla retorica di stampo sofistico. L’arte del discorso che interessa Buffon è quella finalizzata alla scienza e non quella volta alla persuasione politica o al gioco superficiale con le parole: l’insistenza con la quale Buffon distingue il piano del pensiero e delle relazioni tra le idee da quello delle parole ben dette e suadenti, sembra una lontano eco della condanna platonica. Anche il riferimento a un contagio puramente meccanico prodotto dalle parole, al loro urto oserei dire atomico e particellare con gli organi di ricezione dell’ascoltatore, ricorda certi temi sviluppati nello Ione di Platone, laddove l’entusiasmo dell’aedo è descritto attraverso un paradigma magnetico. 8 Tutto nasce sul piano delle idee e del pensiero, esattamente come in Platone, ove la parola è maieutica ricerca di verità e non persuasione retorica, di stampo sofistico. Rien n’est plus opposé au beau naturel que la peine qu’on se donne pour exprimer des choses ordinaires ou communes d’une manière singulière ou pompeuse; rien ne dégrade plus l’écrivain. […] Ce défaut est celui des esprits cultivés mais stériles; ils ont des mots en abondance, point d’idées; […] Ces écrivains n’ont point de style, ou, si l’on veut, ils n’en ont que l’ombre. Le style doit graver des pensées: ils ne savent que tracer des paroles. 9 L’equiparazione che Buffon verrà a fare più avanti nel Discours ove arriverà a dire: Le style est l’homme même, sembra discendere da un’altra formula, quella cartesiana del cogito ergo sum: metafisica e cogito essendo correlati. Lo stile è l’uomo perché lo stile è pensiero: Buffon non fa che ricondurre il cogito cartesiano al mondo dello stile. L’arte del discorso non appartiene al mondo delle parole, ma a quello della meditazione e della conoscenza; non c’è niente di più penoso di coloro che immaginano di lavorare sulle idee, mentre invece si limitano ad arrangiare e combinare delle frasi: «ils travaillent donc sur les mots, et s’imaginent avoir combiné des idées, parce qu’ils ont arrangé des phrases, et avoir épuré le langage quand ils l’ont corrompu en détournant les acceptions».10 Non è quindi un caso se le componenti centrali dello stile sono gli elementi fondamentali della filosofia cartesiana: ordine, movimento e pensiero. E le idee, connesse in una catena serrata e continua, sono quelle della logica cartesiana trapiantate direttamente nell’estetica del cartesiano Buffon: Pour bien écrire, il faut donc posséder pleinement son sujet, il faut y réfléchir assez pour voir clairement l’ordre de ses pensées, et en former une suite, une chaîne continue, dont chaque point représente une idée; et, lorsqu’on aura pris la plume, il faudra la conduire successivement sur ce premier trait, sans lui permettre de s’en écarter, sans l’appuyer trop inégalement, sans lui donner d’autre mouvement que celui qui sera déterminé par l’espace qu’elle doit parcourir. C’est en cela que consiste la sévérité du style; c’est aussi ce qui en fera l’unité et ce qui en réglera la rapidité, et cela seul aussi suffira pour le rendre précis et simple, égal et clair, vif et suivi.11 Commenta Krantz: Nous retrouvons encore ici, sous une autre forme, mais au fond bien identique, la loi cartésienne de la moindre action, qui est, à notre avis, la loi dominante de l’esthétique classique. L’homme qui pense et qui écrit sa pensée doit soumettre cette pensée et le style qui en est solidaire, à cette loi d’un minimum d’effort pour un maximum d’effet.12 Potremmo forse dire che la riduzione cartesiana dei principi e delle leggi si trasforma nell’estetica di Buffon in una economia espressiva, in un riduzionismo estetico: i pensieri particolari arrestano la mente più di quelli generali; l’abbondanza e la varietà ritardano e distraggono il pensiero. Invece la mente non deve essere né distratta né ritardata, deve andare dritta, procedere speditamente. Come abbiamo visto, Buffon descrive l’atto dello scrivere con l’immagine della penna che si muove sul foglio; sembra quasi la descrizione di un esperimento di fisica: «et, lorsqu’on aura pris la plume, il faudra la conduire successivement sur ce premier trait, sans lui permettre de s’en écarter, sans l’appuyer trop inégalement, sans lui donner d’autre mouvement que celui qui sera déterminé par l’espace qu’elle doit parcourir». Sans lui permettre… sans l’appuyer trop… sans lui donner d’autre mouvement…: ogni scarto dal percorso è un arenarsi inutile nel tempo, un vagabondare senza scopo. Lo stile è una specie di disegno geometrico che ripercorrendo il piano del pensiero, ne calca le tracce cercando di non discostarsene, di non tradirne l’economicità, la semplicità e chiarezza.


2. L’ARTE DI SCRIVERE

Sappiamo quale rapporto strettissimo intrattenessero gli enciclopedisti con il mondo delle arti e dei mestieri. L’ Encyclopédie si fonda anche è soprattutto su tale contiguità. Buffon non costituì un’eccezione a questo riguardo. Thierry Hoquet riconduce l’estetica di Buffon ad un modello di tipo tessile – per fili di un testo-tessuto: probabilmente anche perché secondo il Discours sur le style, l’arte del discorso procede quasi slegandosi come un gomitolo13. Allo stesso tempo, Buffon sembra quantomai lontano da un’estetica fondata sulla giustapposizione di frammenti conchiusi e discontinui, come avviene nell’arte dell’intarsio e del mosaico. Scrive Hoquet: Buffon condamne fermement les “ouvrages faits de pièces de rapport”, image empruntée à la marqueterie et à l’art de la mosaïque. Par là, au trop grand nombre de sections de l’Esprit del Lois, Buffon oppose les concepts d’assemblage et de fil, empruntés aux métiers du tissage, enchevêtrés au concept de texte-textile et donc à l’essence de la grammè. Le plan est l’élement essentiel de l’organisation des idées et il s’obtient précisément par un travail préalable de comparaison et de subordination des idées.14 E tuttavia, rileggendo proprio il già citato passaggio del Discours, in cui più dettagliatamente veniva descritto il processo dello scrivere, viene da pensare anche ad un altro modello tecnico, ancor più vicino all’arte della scrittura.15 Ci riferiamo alla tecnica di incisione in cavo, e allo strumento adoperato per praticarla: entrambe denominate con il termine di bulino. Lo stiletto adoperato per effettuare l’incisione sulla lastra calcografica era costituito da un asticella di acciaio che terminava con una punta tagliente ad un’estremità. Sul manico a forma di pomello, l’incisore esercitava una pressione al fine di scavare le linee sulle lastre di rame. Regolando la forza della pressione, si determinava la larghezza e profondità del tracciato. La punta sollevava delle lamine di metallo (le barbe) che venivano rimosse con il raschiatoio. Una volta completato il lavoro di incisione, per ottenere la stampa, si provvedeva ad inchiostrare i solchi, e dunque a stampare con il torchio calcografico. La tecnica del bulino era particolarmente complessa e richiedeva molta pratica.16 Infatti qualora lo stiletto non fosse destreggiato con cura e maestria, il lavoro sbagliato doveva essere integralmente rifatto. Ciò che veniva inciso non poteva in alcun modo essere rimosso. L’artigiano doveva stare bene attento a non deviare dal percorso stabilito. Le idee dovevano essere già esattamente definite per poter essere incise con la stessa precisione. Una simile precisione è reclamata da Buffon per lo stile. Sicché possiamo tornare a rileggere il frammento del Discours, poco innanzi riportato, alla luce di questa nuova analogia. Pour bien écrire, il faut donc posséder pleinement son sujet, il faut y réfléchir assez pour voir clairement l’ordre de ses pensées […] lorsqu’on aura pris la plume, il faudra la conduire successivement sur ce premier trait, sans lui permettre des’en écarter, sans l’appuyer trop inégalement, sans lui donner d’autre mouvement que celui qui sera déterminé par l’espace qu’elle doit parcourir. C’est en cela que consiste la sévérité du style. Come l’incisore con il suo bulino, ecco che lo scrittore non deve “errare” dal suo percorso, non deve produrre una pressione variabile – ma muoversi con costanza , senza sovraccarichi né sbavature.


3. UNO STILE GEOMETRICOLETTERARIO: LA LINEA DESCARTES-PASCAL-BUFFON

Descartes ma anche Pascal e il suo De l’esprit géométrique, influiscono prepotentemente sul Discours di Buffon. Pascal è cartesiano e anche Buffon, in un certo senso, lo è. Le consonanze tra gli scritti di Buffon e quelli di Pascal (complice una condivisione del modello cartesiano) sono dunque molteplici, con un continuo rinvio alla loro comune matrice. Ma esiste una ulteriore e specifica assonanza tra Buffon e Pascal, che qui vogliamo mettere in luce. Inanzitutto il rilievo attribuito alla geometria – e al paradigma geometrico – anche nelle altre discipline e addirittura in ambito stilistico. Ci si sarebbe aspettati che in questo campo Buffon dovesse ricollegarsi alla retorica classica: ma è esattamente all’eloquenza, come arte del bel discorso, che lo scienziato francese desidera contrapporsi.Proprio Buffon, che scriveva come un letterato, non poteva fare a meno di ispirarsi alla geometria; per converso deplorava ogni imbellettamento della parole – che considerava non soltanto inutile ma addirittura nocivo. Abbiamo visto che a suo avviso le parole sono esse stesse pensiero, e che formalmente devono essere tra loro correlate come se fossero gli anelli di una catena: la catena delle idee è quella di cartesiana memoria17, ed è sotto questa forma che Buffon concepisce il discorso. Il giudizio negativo circa l’eloquenza, riguarda dunque un modello stilistico che non essendo geometrico, non bada ad essere essenziale e rigorosamente conciso – ma continuamente si perde nell’arte del ben parlare e dell’esprimersi ad effetto, coinvolgendo anche emotivamente il lettore/ascoltatore. La moltiplicazione delle parole (auspicata dal modello retorico) getta il discorso nel mondo dell’oscurità e dell’equivoco: in esso vengono introdotti termini non necessari, che allentano la serratezza della concatenazione. Si introducono elementi oscuri, non esaurientemente definiti, non immediatamente chiari ed evidenti. Buffon è esplicito: se lo stile è l’ordine e il movimento dei pensieri, ogni anello della catena rappresenta un’idea, e sono le interruzioni che distruggono l’assemblaggio.Proprio come accade nella logica matematica, ove la successione dei passaggi è rigorosamente dedotta in un sistema serrato, il più possibile economico e conciso, così Buffon ricerca la continuité du fil… et le justes intervalles. La legge matematica che impone di ottenere il risultato con il minor numero dei passaggi, diventa formula paradigmatica dello stile: ben scrivere è come risolvere formule algebriche e teoremi matematici. Non c’è nessuno scarto o differenza sostanziale tra questi due mondi che riguardano l’arte di ragionare bene e di condurre rapidamente il logos a compimento. Come sostiene Emile Krantz, «s’il est une science qui se rapproche de l’art… c’est la géométrie»18. E come sempre Krantz ben sintetizza (in maniera non poco radicale): «Buffon est encore un artiste …Quoique naturaliste, il a le tempérament d’un géometre».19 Nell’estetica di Buffon le interruzioni sono dunque come passaggi matematici inutili, che ritardano la conclusione del discorso. L’esprit géométrique di Pascal, raccomanda un analogo principio di economia. La dimostrazione geometrica (l’unica che sia fondata su verità)20 tende ad abbreviare i discorsi, poiché la moltitudine delle parole apporta sempre confusione al discorso: Les géométres […] n’imposent des noms aux choses que pour abréger le discours […] ils prétendent que l’esprit supplée toujours la définition entière aux termes courts, qu’ils n’emploient que pour éviter la confusion que la multitude des paroles apporte.21 Approfondendo sempre di più la ricerca, si arriva necessariamente a delle parole primitive – evidenti di per sé e non bisognose di ulteriori spiegazioni: il processo di definizione della geometria deve arrestarsi qui: C’est ce que la géométrie enseigne parfaitement. Elle ne définit aucune de ces choses, espace, temps, mouvement, nombre, égalité, ni les semblables qui sont en grand nombre, parce que ces termeslà désignent si naturellement les choses qu’ils signifient, à ceux qui entendent la langue, que l’éclaircissement qu’on en voudrait faire apporterait plus d’obscurité que d’instruction.22.Dunque in geometria tutto risulta definito: o per chiarezza intrinseca dei termini o per dimostrazione; non ci si dilunga su ciò che sia già chiaro ed evidente. Anche il ruolo attributo da Pascal al concetto di ordine, costituisce una grande affinità con Buffon, giacché l’arte geometrica «consiste en deux choses principales, l’une de prouver chaque proposition en particulier, l’autre de disposer toutes les propositions dans le meilleur ordre». 23 Sempre sulla geometria, Pascal fonda la sua arte della persuasione: non collegata alla retorica ma strutturata per regole e definizioni. Un unico filo sembra dunque legare Descartes, Pascal, Buffon, nel fondamento di uno specifico stile scientifico: funzionale e allo stesso tempo profondo, meditativo ma profondamente economico. Anti retorico perché basato sull’estetica matematica. Un collegamento tra questi autori, viene anche sottolineato da Thierry Hoquet nel suo Buffon: Histoire Naturelle et philosophie; in particolar modo è da delucidare la complessa articolazione delle posizioni di questi scienziati rispetto al problema del rapporto tra descrizione e definizione. Buffon aveva compiuto un fondamentale passo a favore delle scienze naturali, quando nello studio degli esseri viventi aveva privilegiato la descrizione rispetto alla definizione. Questo forte confronto tra i due elementi (definizione-descrizione) si inscrive all’interno della logica di Port Royal. E tuttavia, come scrive Hoquet, egli si allontana dalle conclusioni di Arnauld e di Nicole capovolgendone i risultati e avvicinandosi piuttosto a Descartes e a Pascal:Buffon subordonne donc la dèfinition à la description. Cette mise en rapport de la définition et de la description s’inscrit dans le prolongement de la Logique de Port Royal. Mais Buffon en inverse les résultats: là où Arnauld et Nicole fasaient de la description une espèce dégradée du genre des définitions, Buffon renvoie toute définition à la description. L’esprit du texte de Buffon est celui d’une critique des définitions telles que les pratiquent les nomenclateurs et il retrouve par là des èléments de logique qui peuvent se rattacher à Descartes ou à Pascal.24 Peraltro Hoquet approfondisce il senso di questa influenza, mettendo anche in rilievo i suoi sviluppi successivi, da Descartes a Pascal, a d’Alembert, fino ad arrivare a Heidegger e a Poincaré: Descartes, dans une perspective polémique avec la philosophie de l’Ecole, rappellait que la définition risque fort d’obscurir des notions claires et que définir les terms revient souvent à expliquer l’evident par l’obscur. Pascal analyse, en un passage fameux, médité par Heidegger au début de Sein un Zeit, l’indéfinissabilité du mot être. Pascal, De l’esprit géométrique, OC Lafuma, p. 350: “En poussant les recherches de plus en plus, on arrive nécessairement à des mots primitifs qu’on ne peut plus définir, et à des principes si clairs qu’on n’en trouve plus qui le soient davantage pour servir à leur preuve…”. D’Alembert (Encyclopédie, art. Dictionnaire) suit une ligne pascalienne: un grand nombre de mots se refusent à toute espèce de définition; ce sont principalement les mots qui désignent les qualités générales des êtres, comme existence, étendue, pensée, sensation, temps… Plus proche de nous, Henri Poincaré, ironise sur la définition du nombre 1 donnée par Peano […]: “donner une idée du nombre 1 aux personnes qui n’en auraient jamais entendu parler…”.25 Sia Pascal che Buffon sono molto efficaci nel definire e nel contrapporre uno stile fondato sulle parole, ad uno stile fondato sul pensiero: una estetica aggrovigliata e confusa di tipo retorico, che tende a colpire e a incantare l’ascoltatore, attirandolo nelle spire di un ragionamento confuso, ad uno stile che sappia spiegare passo passo il pensiero, come fa la procedura lineare (e deduttiva) della matematica tamiflu dosing.Scrive Buffon:[…] la marche du génie se trove interrompue par la multiplicité des obstacles, et contrainte par la nécessité des circostances: autrement, le grand nombre de divisions, loin de rendre un ouvrage plus solide, en détruit l’assemblage; le livre paraît plus clair aux yeaux, mais le dessin de l’auteur demeure obscur […].26 L’assemblaggio è sempre costituito da una concatenazione rettilinea di parole. E il nodo del discorso è sempre sbrogliato, ben chiaro ed esplicito sotto gli occhi del lettore. Così come accade nel ragionamento geometrico-pascaliano. Secondo Pascal, la retorica non fa che confondere e mischiare: buone e cattive pietre, buone e cattive erbe. Invece di selezionare procede per accumulazione di materiali. Il risultato è un groviglio di fili che soltanto il geometria è in grado di districare. Scrive Pascal ne De l’art de persuader: Et sur cela je fais le même jugement de ceux qui disent que les géomètres ne leur donnent rien de nouveau par ces règles, parce qu’ils les avaient en effet, mais confondues parmi une multitude d’autres inutiles ou fausses dont ils ne pouvaient pas les discerner, que de ceux qui cherchant un diamant de grand prix parmi un grand nombre de faux, mais qu’ils n’en sauraient pas distinguer, se vanteraient, en les tenant tous ensemble, de posséder le véritable aussi bien que celui qui, sans s’arrêter à ce vil amas, porte la main sur la pierre choisie que l’on recherche, et pour laquelle on ne jetait pas tout le reste. Le défaut d’un raisonnement faux est une maladie qui se guérit par ces deux remèdes. On en a composé un autre d’une infinité d’herbes inutiles où les bonnes se trouvent enveloppées et où elles demeurent sans effet, par les mauvaises qualités de ce mélange. Pour découvrir tous les sophismes et toutes les équivoques des raisonnements captieux, ils ont inventé des noms barbares qui étonnent ceux qui les entendent; et au lieu qu’on ne peut débrouiller tous les replis de ce noeud si embarrassé qu’en tirant l’un des bouts que les géomètres assignent, ils en ont marqué un nombre étrange d’autres où ceuxse trouvent compris, sans qu’ils sachent lequel est le bon. Et ainsi, en nous montrant un nombre de chemins différents, qu’ils disent nous conduire où nous tendons, quoiqu’il n’y en ait que deux qui y mènent, il faut savoir les marquer en particulier ; on prétendra que la géométrie, qui les assigne exactement, ne donne que ce qu’on avait déjà des autres, parce qu’ils donnaient en effet la même chose et davantage, sans prendre garde que ce présent perdait son prix par son abondance, et qu’ils ôtaient en ajoutant. Il problema stilistico è dunque anche quello di una continua reiterata scelta: scelta delle idee, (basata su una comprensione profonda delle cose), scelta dell’ordine in cui concatenarle. Come se ci trovasse nel bel mezzo di un labirinto, o di un bosco, non è possibile intraprendere più strade contemporaneamente.27 Ciò che aggiunge in realtà sottrae. Il discorso di Pascal trova dunque piena corrispondenza all’interno della filosofia di Buffon, il quale riteneva fosse caratteristica esclusiva del pensiero umano, quella di procedere rettilinearmente come un filo slegato: «la trame de ses idées est un fil délié». In un passo de l’Histoire Naturelle, e precisamente all’interno della “Nomenclaure des Singes”, Buffon chiarisce la fondamentale distinzione che sussiste tra la logica dell’uomo e il modo di procedere radiale e irradiante della natura:[…] l’homme dirige la marche de son esprit sur un objet quelconque: s’il voit juste, il prend la ligne droite, parcourt le moins d’espace et emploie le moins de temps possible pour atteindre à son but; conbien ne lui faut-il pas déjà de réflexions et de combinaisons pour ne pas entrer dans les lignes obliques, pour éviter les fausses routes, les cul-de-sac, les chemins creux qui tous se présentent […] cela cependant est possible […] il peut marcher droit sur la ligne et sans s’écarter; voilà sa manière d’aller la plus sûre et la plus ferme: mais il va sur une ligne pour arriver à un point, et s’il veut saisir un autre point il ne peut l’atteindre que par une autre ligne; la trame de ses idées est un fil délié qui s’étend en longueur sans autres dimensions; la nature, au contraire, ne fait pas un seul pas qui ne soit en tout sens; en marchant en avant elle s’étend à côté et s’élève au-dessus; elle parcourt et remplit à la fois les trois dimensions; et, tandis que l’homme n’atteint qu’un point, elle arrive au solide, en embrasse le volume et pénètre la masse dans toutes leurs parties.28 Dunque la teoria dello stile di Buffon è già scienza; essa è pervasa dalle sue indagini naturalistiche ma anche dal suo pensiero filosofico, con tutte le sue complesse sfaccettature: passione per la geometria e per il suo ordine economico ed essenziale; riflessione sulle arti e su alcune procedure tecniche; esigenze poste dall’histoire naturelle in fase di costruttiva emancipazione dal meccanicismo cartesiano.Lo stile doveva essere in grado di confrontarsi con gli alti compiti e obiettivi assegnati alla conoscenza.

 


1 G.L. LECLERC DE BUFFON, Discours sur le style, in Un autre Buffon, a cura di J.-L. Binet e J. Roger, Paris, Hermann,  1977, p. 156.

2 Ibidem, p. 156.

3 R. DESCARTS, Regole per la guida dell’intelligenza, III, in Opere, vol. I, Bari, Laterza, 1967, p. 24.

4 E. KRANTZ, Essai sur l’esthétique de Descartes, Paris, 1882.

5 Ibidem, p. 344-345.

6 BUFFON, Discours sur le style, cit., p. 157.

7 Ibidem, p. 156.

8 A questo proposito vedi T. HOQUET, Buffon: histoire naturelle et philosophie, Paris, 2005, p. 207.

9 BUFFON, Discours sur le style, cit., p 158.

10 Ibidem.

11 Ibidem.

12 E. KRANTZ, cit., p. 346.

13 Sul libro come gomitolo che si sbroglia (ci si riferisce in primo luogo alla pergamena arrotolata ovvero al rotulus o volumen) e che «avvolgendosi rende segrete le parole e svolgendosi le rivela», vedi G. STABILE, Dante e la filosofia della natura. Percezioni, linguaggi, cosmologie, Firenze, Sismel-Edizioni del Galluzzo, 2007, p. 276 e successive.

14 T. HOQUET, cit., p. 208.

15 È l’incisione la prima arte dello scrivere. La scrittura cuneiforme si eseguiva attraverso una incisione di segni su tavolette d’argilla.

16 Sono famose le incisioni al bulino di Albrecht Dürer.

17 «Ces longues chaînes de raisons toutes simples et faciles dont les géomètres ont coutume de se servir pour parvenir à leurs plus difficiles démonstrations, m’avaient donné occasion de m’imaginer que toutes les choses qui peuvent tomber sous la connaissance des hommes s’entre-suivent en même façon, et que, pourvu seulement qu’on s’abstienne d’en recevoir aucune pour vraie qui ne le soit, et qu’on garde toujours l’ordre qu’il faut pour les déduire les une des autres, il ne peut y en avoir de si éloignées auxquels enfin on ne parvienne, ni de si cachées qu’on ne découvre. Et je ne fus pas beaucoup en peine de chercher par lesquelles il était besoin de commencer : car je savais déjà que c’était par les plus simples et les plus aisées à connaître ; et considérant qu’entre tous ceux qui ont ci-devant recherché la vérité dans les sciences, il n’y a eu que les seuls mathématiciens qui ont pu trouver quelques démonstrations, c’est-à-dire quelques raisons certaines et évidentes, je ne doutais point que ce ne fût par les mêmes qu’ils ont examinées». [R. Descartes, Discours de la méthode, Deuxième partie, GFFlammarion, 1966, pp. 47-48].

18 E. Krantz, cit., p. 353.

19 Ibidem, p. 354.

20 Per Pascal la geometria è l’unica scienza che sappia applicare correttamente le regole del ragionamento, è la vetta dell’umana conoscenza, il più grande risultato raggiunto dall’uomo decaduto: «…hors de la géométrie, qui ne considère que des figures très simples, il n’y a presque point de vérités dont nous demeurions toujours d’accord». La geometria «apprend la véritable méthode de conduire la raison»: parole che suonano come una implicita citazione dal maestro Descartes, che così titolava per esteso il suo Discours de la Méthode: Discours de la Méthode pour bien conduire sa raison et chercher la verité dans les sciences. Plus la Dioptrique, les Météores et la Géométrie, qui sont des essais de cette Méthode.

21 B. Pascal, De l’esprit géométrique, éditions eBooksFrance, www.ebooksfrance.com, Janvier 2001, p. 8.

22 Ibidem.

23 «cet art consiste en deux choses principales, l’une de prouver chaque proposition en particulier, l’autre de disposer toutes les propositions dans le meilleur ordre». [Ibidem, p. 6].

24 T. HOQUET, Buffon: histoire naturelle et philosophie, cit., p. 259.

25 Ibidem, pp. 259-260,

26 Buffon, Discours, cit., p. 157.

27 La metafora della foresta è utilizzata da Descartes nel Discours de la méthode, per spiegare proprio la necessità di una risolutezza delle decisioni. Vedi Discours de la Mèthode, troisième partie.

28 BUFFON, “Nomenclature des Singes”, in OEuvres complètes, a cura di M. Flourens, Paris, 1853-55, v. 4, p. 12. Su rettilinearità del pensiero e radialità della Natura, vedi: E. ORSINI, Buffon. Geometria e stile, Lithos, Roma, 2012, pp. 49-56; E.ORSINI, L’Histoire Immense. Probabilità e certezza nell’epistemologia di Buffon, in “Physis” Rivista internazionale di storia della scienza, Leo S. Olschki Editore, vol. XLII, 2005, nuova serie, fasc. 1, pp. 131-153.

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